domenica 3 novembre 2019

#14 LA COSA COME SIMBOLO


Anticamente i tamburelli venivano costruiti utilizzando dei setacci per il frumento, sui quali venivano incollate delle pelli di animali; questi venivo usati in dei veri e propri rituali che si ritenevano utili per curare le persone con la "sindrome del tarantismo": le persone morse dalle tarante rimanevano malate fino a quando non veniva chiamata un'orchestra di tamburellisti che iniziavano a suonare tarantelle di diverso genere fino a quando non trovavano quella giusta, cioè quella legata al tipo di taranta che aveva agito. A quel punto iniziava il rito vero e proprio: la persona morsa fino a quel momento si trovava solitamente a letto in preda a malesseri fisici e psichici, in una stanza preparata in modo adeguato con  fazzoletti colorati, bacinelle di acqua e
con immagini di san Paolo protettore dei morsi degli animali velenosi. Appena i musicisti trovavano la tarantella giusta, il malato iniziava a muoversi, prima assumendo la posizione della taranta (per immedesimarsi nello spirito maligno che si era impossessato di lui e domarlo) e poi lanciandosi in danze che mimavano lo scacciare dal corpo l'insetto e poi lo schiacciarlo (i passi tipici della pizzica e della taranta). I cicli di musica e balli potevano durare ore e giorni. Quando si concludevano bene la persona morsa aveva espulso dal suo corpo la taranta e non soffriva più né di dolori fisici né di stati mentali alterati.

Al giorno d'oggi il tamburello è diventato il vero e proprio simbolo del tarantismo, una cultura legata a superstizioni e credenze, tramandata di generazione in generazione e diffusasi a macchia d'olio nelle regioni del sud Italia ed in tutte le regioni del mediterraneo.

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